Io con Lizzy, una tazza di tè, ve lo dico, l’avrei presa in campagna, nel patio del villone. Non è il mio ambiente, ma se ci fosse stato pure Darcy, ci saremmo fatti delle belle risate, e credo che avremmo anche potuto tirarci un po’ di fango addosso, per gioco. A chi è capitato di leggere le mie noterelle avrà forse fatto caso che c’è un genere, lo definirei “al femminile” o, come lo ha ribattezzato Trevisan, “donnesco”, che non rientra proprio nelle mie corde (manco l’horror per dire, eh, e nemmeno quelli di guerra amo molto). Il romanzo che ho appena finito di leggere però, mi ha fatta divertire un sacco. Parlo di “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen (pubblicato per la prima volta nientemeno che nel 1813!).
È uscito in questi giorni (13 giugno 2020) – per ora solo in formato e-book con Neo.Edizioni– una raccolta di racconti scritti da una cinquantina di firme durante il Lockdown: L’ULTIMO SESSO AL TEMPO DELLA PESTE
Un libro a tratti simpatico a tratti impegnato, e pure utile, visto il suo scopo benefico.
Il progetto è stato ideato dallo scrittore de Il Saggiatore, Filippo Tuena, cresciuto a Roma e oggi residente a Milano. Lui è di fatto il curatore di questa raccolta di racconti della quale ampiezza fornisce qualche numero: «…siamo cinquantadue firme. Cinque autori vivono all’estero, (due in canton Ticino; uno a Lussemburgo; i due in Francia hanno preferito scrivere il racconto in francese). Due racconti sono stati scritti a quattro mani. Roma è la città più rappresentata, seguita da Milano, poi Torino, Bologna, Venezia, la Toscana, il Veneto. Nel sud la Sicilia è la regione che ha contribuito con più autori, anzi autrici. Il gruppo è formato da scrittori con esperienza, esordienti, giornalisti, registi cinematografici, sceneggiatori, docenti, musicisti, poeti, blogger, lettori. C’è una bella equità tra maschi e femmine con una leggera prevalenza di quest’ultime».
Sulla quarta di copertina i nomi di tutti gli autori
Tra questi autori c’è anche la sottoscritta. Al progetto abbiamo collaborato tutti a titolo di volontariato, compreso l’editore che ha deciso di elargire il guadagno della vendita dell’ebook (3,99 euro a copia) per scopi benefici.
“E mentre io vedevo il mondo fuori piombare in un fumetto di Frank Miller, ero pronto a giocarmi tutto a costo di fare la figura di uno dei personaggi di Goerges Wolinski”.
(dal mio giocoso racconto intitolato “Un fumetto di carne” e contenuto nella raccolta “L’ultimo sesso al tempo della peste” a cura di Filippo Tuena; per Neo Edizioni).
E che non me ne voglia Goerges Wolinski, per aver giocato con una sua vignetta (v. immagine).
I proventi saranno devoluti al Centro Senologico dell’ospedale “G. Bernabeo” di Ortona ‒ ASL Lanciano-Vasto-Chieti (Abruzzo)
Per la serie anche i ricchi piangono, altre serie di cui non ho mai guardato una sola puntata. Non amo le soap. Anche quelle fatte molto bene. Bravo è stato bravo, eh. Lev Nikolàevič Tolstòj, dico, è stato bravo a narrare le vicende di quotidiana vita aristocratica e borghese (e un po’ meno quella contadina) russa nel suo (per me) «non intramontabile» Anna Karenina. Non lo metto in discussione: e chi sono per poter anche solo lontanamente pensare di poterlo fare. È un gran romanzo corale, proprio inteso senza veri protagonisti (per la mia percezione) ma con un sacco di personaggi. Con una trama che punta su sentimenti d’amore “erotico” più che romantico – ma senza erotismo e tanto sentimentalismo, come probabilmente si usava all’epoca – e che però non perde l’occasione di fare un affresco – come si suol dire – di com’era la società in Russia nella seconda metà dell’Ottocento. Ok. Questa è la parte facile da dire e che immagino dicano tutti. Per cui, questo romanzo ha e mantiene un valore letterario in quanto testimonianza “storica”, politica, ambientale, sociale, e per bravura nella costruzione di un impianto così complesso. Eppure…
Il corso di scrittura drammaturgica con Trevisan resta confermato in presenza, Mozzi si farà virtuale.
Il corso di scrittura letteraria con Giulio Mozzi, «La cura dello stile» (variante 2.0 del Corso base de «La cura di un racconto»), oltre a cambiare i contenuti rispetto ai precedenti laboratori, quest’anno si svolgerà eccezionalmente OnLine e non dal vivo. Ma non sono le uniche novità…
Non poteva capitarmi in un momento migliore. Leggere durante la settimana di Natale e in montagna il libro di Michal Rusinek dà un senso più rotondo alle narrazioni in esso contenute, perché ci si sente molto più moderate alla maniera della Wislawa che non goliardici come quelli che amano i veglioni di Capodanno. E non poteva capitare in un momento come questo, dove gente del mondo della scrittura si sta scannando con bassezze senza dignità, per comprendere che esistono altri modi di affrontare la vita e la propria arte. Altri toni. Altre dimensioni. Con il più alto sentimento dignitoso: l’umiltà. Prima di tutto. Questo è “Nulla di ordinario”. (Anche se mi sa che ci sia più di me che del libro in questa notarella; Sorry)
(Vitaliano Trevisan – copyright: Sophie Bassouls / Sygma / Corbis)
«La Photo Ma.Ma. Edition di Minusio organizza in collaborazione con l’associazione TASI – Teatri Associati della Scena Indipendente – il primo laboratorio di scrittura drammaturgica con Vitaliano Trevisan in Ticino. Il corso si terrà nel Locarnese (spazio Incontro – PalaCongressi di Muralto) il 12/13 settembre 2020 e prevede, indicativamente, circa un totale di 12 ore di lezioni. È solo un’indicazione perché, come si sa, certe materie non si portano bene con la rigidità di regole e scadenze.
«Dune» di Frank Herbert (1. e 2. volume; 3. episodio; 4. episodio; 5. episodio; 6. episodio)
Riporto qui di seguito – in un’unica pagina – ciò che ho scritto, a tappe, dei libri del ciclo dune: sei episodi del genere della fantascienza che eccezionalmente non mi sono dispiaciuti. Anzi. Questi i titoli.
Ho portato a termine il viaggio d’ombre racchiuso nel lungo racconto “Notturno indiano” di Antonio Tabucchi.
LA TRAMA Il protagonista, sorta di alterego del narratore, forse persino dell’autore (lo lascia intendere lo stesso Tabucchi nella Nota iniziale) parte per l’India alla ricerca di un vecchio amico, che non saremo mai certi voglia davvero ritrovare. Seguendo un percorso prestabilito si dà per regola di non dormire mai due notti di seguito nello stesso posto. Nel suo viaggio farà incontri d’ogni genere, vagherà tra strade avvolte dalla miseria e giacerà in alberghi lussuosi. E lo farà quasi sempre da animale notturno.
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Gli autori di “Tutorial”, trasmissione radiofonica di ReteUno della RSI, mi hanno invitata a far due chiacchiere sullo scrivere nella Svizzera italiana nella giornata dedicata a libro (il 23 aprile 2020 dalle 09:30/09:45 alle 10:15).
E c’è già anche il podcast: efficientissimi in RSI.
Così, anche noi abbiam dato il nostro per questa giornata mondiale dedicata il libro.
«Il viaggio come fuga da sé stessi non funziona. E nemmeno si viaggia per conoscere il mondo. Viaggiamo per conoscere noi stessi.»
Lo ha detto Paolo Rumiz, con grande semplicità, ma altrettanto tono serio da togliere all’intera affermazione qualsiasi sospetto di ovvietà. (Ma ovvio per chi? Forse per me che del viaggio penso la stessa cosa). Perché è netta la verità data dall’esperienza e non da una teoria astratta (e io mi sorprendo sempre tantissimo quando qualcuno riesce a dire una cosa che mi sembra scontata dandogli il giusto valore, perché invece di infiocchettarla la dice come un fatto evidente).