Un’isola in bianco e nero

«L’isola di Arturo» di Elsa Morante

Procida: un porto, un cimitero, un’ancora. Un romanzo in bianco e nero.

Sullo sfondo la stessa materia prima (un bambino, i venti di guerra, il Sud, una mezza famiglia, le tradizioni, la povertà), stessa materia, ma maneggiata in modo diverso.

Parlo de L’isola di Arturo di Elsa Morante per rapporto al suo romanzo più noto, La Storia (non lo ripeto quanto da me poco apprezzato): là, attorno a Useppe, un’adulta ha una voce bambinesca sciocca con un ingombrante tono lagnoso, qui un bambino, Artù, parla con la voce di un adulto che rispetta l’immaginario del protagonista in un’epoca altra.

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Tra il sogno di una ribellione e la realtà

Letture per esplorare il mondo

«Al pari di un vero e proprio reportage, questo romanzo trascina con sé il lettore “per pianure assolate” su vagoni maleodoranti e stracolmi di gente di ogni dove, a bordo di un treno che «ogni tanto fischia” e altre volte «avanza lentissimo”, tanto che si lascia affiancare da un asino “accompagnato da un vecchio col bastone”, per finire poi, a Istanbul, su un pullman che traghetterà quel corpo stanco, tra gli altri, lungo corridoi di terra desertica in un lunghissimo vagare dietro orizzonti sconosciuti, sino ad arrivare in una casa che non è la sua».

Ho letto La misura della distanza di Gabriella Bampo (Laurana Editore, 2021), e ne ho scritto su Azione.

La versione integrale del testo – per chi desidera leggerlo ma non ha accesso al cartaceo – si trova scrollando verso il basso, oppure online (non richiede iscrizioni perché è un settimanale d’approfondimento gratuito) a questo indirizzo.

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L’avventurosa solitudine dei fari narrativi

Letture per esplorare il mondo

…per quattro generazioni, otto membri di un’unica famiglia, quella degli Stevenson, progettarono e costruirono lungo le coste della Scozia ben novantasette fari (…), tra il 1790 e il 1940.


Ho letto  l’ultima opera di Claudio Visentin, Luci sul mare – Viaggio tra i fari della Scozia sino alle isole Orcadi e Shetland (Ediciclo Editore, 10 febbraio 2022), e ne ho scritto su Azione.

La versione integrale del testo – per chi desidera leggerlo ma non ha accesso al cartaceo – si trova scrollando verso il basso oppure online (non richiede iscrizioni perché è un settimanale d’approfondimento gratuito) a questo indirizzo.

Su Il Ciclope di Paolo Rumiz che cito, si trova un approfondimento qui!

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Passione, follia, conversione, relazione, psicologia, investigazione… c’è tutto

«I fratelli Karamazov» di Fëdor Dostoevskij

È il mio primo libro di oltre mille pagine. Il primo che leggo. È un romanzo pazzesco (nel senso stretto del termine, ché parecchi personaggi sembrano pazzi per davvero). Premetto che farò dello spoiler.

Scritto da Fëdor Dostoevskij, si intitola “I fratelli Karamazov”. È un classico, e non lo dico io. Una precisazione non così ingenua come potrebbe sembrare. Non dico io che è un classico, perché fino a un paio di anni fa “io” avevo un’idea di ciò che dovevano esser i classici totalmente distorta da ciò che sempre di più mi si svelano. Credevo che i classici fossero irraggiungibili e non (solo) per la quantità di pagine delle quali alcuni sono composti, ma per il contenuto, per la lingua, per il punto di vista, per tutto quello che volete: credevo non fossero alla mia portata, che non fossero alla portata di una non lettrice, che non fossero alla portata di una senza studi alle spalle. Cazzate. Lo ripeto: cazzate!
E un giorno vorrò fare un bel discorsetto a chi mette in giro queste stupidaggini solo per darsi un tono (immagino).

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