Vince il male

«Le ripetizioni» di Giulio Mozzi

“Le ripetizioni” atteso e quasi insperato romanzo di Giulio Mozzi è uscito ieri nelle librerie per l’editore Marsilio. Un libro pericoloso, un libro che mi ha fatto un sacco di male. Da qui, la bravura autoriale. Se uno scrittore può fare con le parole ciò che ha fatto Giulio Mozzi con me lettrice, deve per forza essere bravo, considerata la mia dichiarata incapacità di «emozionarmi» con la letteratura. E io glielo riconosco: ha scritto un romanzo pazzesco a pluriinneschi ritardati fattualmente devastanti. Questo romanzo è il male.

Non lo rileggerò.

LA TRAMA

C’è un uomo. Mario. Che è più uomini. Che è più voci. Che ha un suo modo di guardare e vedere la realtà e in particolare un suo rapporto conflittuale con i ricordi: Mario sostituisce la realtà con la finzione; trasforma finzioni in realtà, o possibili realtà. È un uomo che cerca di ricostruirsi attraverso il recupero di pezzi di storia e insegue relazioni emotive senza pathos, mai da protagonista, sempre da passivo. È un uomo con più vite, dissociato, spaesato. Un uomo che vive secondo ciò che gli viene fatto vivere. Un ospite del mondo. Un osservatore ed esecutore delle volontà altrui. Un cronista che riporta la sua partecipazione senza assumersi la responsabilità di farvi parte. Un narratore inaffidabile. È un uomo curioso. Che cerca di capire, mai giudicante. Un uomo molto dolce. Attento a non far male di sua iniziativa. Accudente. Altruista. A cui affidarsi. Gentile ed educato. Servizievole. Disponibile. Tanto. Ma soprattutto un uomo profondamente affascinato dal male, quello prodotto attorno a lui, e un uomo di così poca volontà da non riuscire né a rendersene conto né a ribellarsi a quell’attrazione che rimuove giorno dopo giorno. Un uomo che proprio per questo si troverà per tutto il romanzo confrontato con il male a più riprese, dal male della perdita, al male delinquenziale, a quello militaresco, sino alla totale perversione sessuale, e alla violenza estrema che qui sarà mostrata in tutta la sua carnalità.

Come accettare quella parte di sé che potrebbe farlo fuori, rimanendo nella realtà? Ma che cosa è vero? Sono veri i ricordi?, o sono falsi ricordi, ricostruzioni di storie, profumi… le fotografie, forse esistono solo le fotografie, anche se non combaciano con la memoria.

Continua a leggere “Vince il male”

L'assenza di ribellione

«Cella» di Gilda Policastro

L’assenza di ribellione. Cioè: se cella c’è, e se essa contiene una forma vivente, questo essere non appare in cattività, vale a dire non è per nulla un animale che cammina avanti e indietro per liberarsi, nervoso, pronto a graffiare, no, è un animale che ci sta bene là dentro, che sembra essere la casa che gli serve, che se gli crei un varco tra le sbarre, quello lo richiude a calci piuttosto che scappare. Ho finito di leggere «Cella» il romanzo di Gilda Policastro (Marsilio). E ci ho trovata una voce autentica.

Continua a leggere “L'assenza di ribellione”

Il destino, esiste?

«Il Grande Gatsby» di Francis Scott Fitzgerald

«Non esiste destino; se esiste, lo abbiamo costruito noi stessi»

Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald è a dir poco avvincente, e a suo modo anche commovente. Mi ha incuriosita e pure un poco inquietata, perché intreccia una vena sottile di follia a un’arteria di apparente normalità, che di normale ha poco, come la vita. È un romanzo di grande tensione narrativa anche se pare che capiti poco, o tanto ma senza strombazzamenti.

Continua a leggere “Il destino, esiste?”

Che immaginario potente!

«La metà di bosco» di Laura Pugno

Ho letto l’ultimo romanzo di Laura Pugno, “La metà di bosco” (Marsilio editore). E dunque? Dunque sto cercando di trattenere l’entusiasmo perché non sta bene fare le esaltate (e a me non piace farlo per niente): eppure è un romanzo davvero incredibile. Il più bello tra i suoi, per me. Trovai “Sirene” estremamente carnale, esplicito, violento (pur sempre contraddistinto da un immaginario potente e da una scrittura incisiva), direi anche rabbioso, un grido giovane contro il mondo. “La ragazza selvaggia”, al contrario, la trovai più introspettiva, in un certo senso mi parve di percepire la voce di una donna combattuta. Quest’ultimo invece è etereo, quasi impalpabile ma anche molto visibile. Una donna matura che fa i conti con sé stessa con le proprie immaginazioni. Il più bello: mi ha ricordato molto il suo incantevole libro di poesie “Bianco” che non tanto la sua narrativa. Sì, mi è entrato sottopelle: la violenza qui è controllata, è famigliare, non turba davvero, piuttosto insegna, fornisce materia prima da masticare come foglie di coca per combattere non la fatica ma il dolore che si trasforma finalmente in speranza. Ma non fidatevi di me. Leggetelo voi.

Continua a leggere “Che immaginario potente!”

C’è molto più di quello che dicono

«Eravamo tutti vivi» di Claudia Grendene

Prima di leggere questo romanzo ne ho sentito parlare da parecchie persone. Ho letto commenti. Ho intercettato intenti. Sono stata ad ascoltare la presentazione…
Perché dirlo? Perché tutto ciò che è stato evidenziato è risultato essere ciò che a me meno ha interessato. Tranne la costruzione a ritroso, sebbene io di grandi sogni e progetti mica ne ho trovati, anzi a tratti mi è parso persino che meglio di come sono diventati i personaggi del libro non potevano aspirare.

Continua a leggere “C’è molto più di quello che dicono”