Un romanzo da salotto con protagonista la cugina seria della Madama di Flaubert

«Anna Karenina» di Lev Tolstoj

Per la serie anche i ricchi piangono, altre serie di cui non ho mai guardato una sola puntata. Non amo le soap. Anche quelle fatte molto bene.
Bravo è stato bravo, eh. Lev Nikolàevič Tolstòj, dico, è stato bravo a narrare le vicende di quotidiana vita aristocratica e borghese (e un po’ meno quella contadina) russa nel suo (per me) «non intramontabile» Anna Karenina. Non lo metto in discussione: e chi sono per poter anche solo lontanamente pensare di poterlo fare. È un gran romanzo corale, proprio inteso senza veri protagonisti (per la mia percezione) ma con un sacco di personaggi. Con una trama che punta su sentimenti d’amore “erotico” più che romantico – ma senza erotismo e tanto sentimentalismo, come probabilmente si usava all’epoca – e che però non perde l’occasione di fare un affresco – come si suol dire – di com’era la società in Russia nella seconda metà dell’Ottocento. Ok. Questa è la parte facile da dire e che immagino dicano tutti. Per cui, questo romanzo ha e mantiene un valore letterario in quanto testimonianza “storica”, politica, ambientale, sociale, e per bravura nella costruzione di un impianto così complesso. Eppure…

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Basterebbe anche solo la seconda metà

«Ombre» di Ernst H. Gombrich

Il libro letto sulla tratta Locarno-Lugano questa mattina – godendomelo parecchio grazie a un prestito molto apprezzato – è il catalogo di una mostra dedicata alle ombre nell’arte, e “Ombre” è il titolo, mentre Ernst H. Gombrich, è l’autore.

La mia recente passione (od ossessione? Curiosa l’assonanza delle due parole) per le ombre, non mi permette di avere un’oggettiva visione d’insieme (ma tanto non sono mai oggettiva).
La prima parte era un po’ generica, non per questo inutile (una rinfrescata ci stava) però, con osservazioni circa le tre caratteristiche principali dell’ombra: quella sull’oggetto che rimane non rischiarato, quella portata che viene proiettata ad esempio su un muro, e quella congiunta, molto attaccata all’oggetto, utile a dargli una dimensione tridimensionale ad esempio (v. Trompe l’oeil).

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Il sentimento nelle cose

«L’ombra abitata» di Alberto Ongaro

Ho letto «L’ombra abitata» di Alberto Ongaro (versione e-Book di 497 pagine).
Devo dirlo. Stavo per scrivere un commento non del tutto positivo. Certo, la penna scorre fluidamente. L’immaginario è ricco anche se inizialmente è un po’ ricoperto da un romanticismo postmoderno che mette in risalto il lato sentimentale delle cose, ma in modo direi comunque del tutto sobrio: tra queste cose, la fotografia messa in mostra in un’esposizione, nella quale il protagonista è convinto di aver intravisto una sua ex, parte di una giovinezza mai dimenticata e vissuta in quella Parigi del primo dopoguerra; ma anche le vie, i negozi, il barbiere, l’albergo, la custodia di uno strumento musicale, gli interni di una camera, una singolare scultura di gesso che diventa la tangibilità del ricordo che il protagonista aveva di sé…
Ben riuscita è di certo la lady metropolitana che usa e getta gli uomini, ma che pare sempre nascondere una verità. Eppure per tutta la prima parte, va detto, il ritmo è assonnato, o così l’ho percepito io: quasi come se per viaggiare nei ricordi occorra rallentare di molto il passo.

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