Un romanzo da salotto con protagonista la cugina seria della Madama di Flaubert

«Anna Karenina» di Lev Tolstoj

Per la serie anche i ricchi piangono, altre serie di cui non ho mai guardato una sola puntata. Non amo le soap. Anche quelle fatte molto bene.
Bravo è stato bravo, eh. Lev Nikolàevič Tolstòj, dico, è stato bravo a narrare le vicende di quotidiana vita aristocratica e borghese (e un po’ meno quella contadina) russa nel suo (per me) «non intramontabile» Anna Karenina. Non lo metto in discussione: e chi sono per poter anche solo lontanamente pensare di poterlo fare. È un gran romanzo corale, proprio inteso senza veri protagonisti (per la mia percezione) ma con un sacco di personaggi. Con una trama che punta su sentimenti d’amore “erotico” più che romantico – ma senza erotismo e tanto sentimentalismo, come probabilmente si usava all’epoca – e che però non perde l’occasione di fare un affresco – come si suol dire – di com’era la società in Russia nella seconda metà dell’Ottocento. Ok. Questa è la parte facile da dire e che immagino dicano tutti. Per cui, questo romanzo ha e mantiene un valore letterario in quanto testimonianza “storica”, politica, ambientale, sociale, e per bravura nella costruzione di un impianto così complesso. Eppure…

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Un mondo di sciacalli, e una protagonista indigesta

«Madame Bovary» di Gustave Flaubert

L’ho finito. Ho finito di leggere la storia di «Madame Bovary» di Gustave Flaubert. Uno strazio. 
Vediamo se riesco a non farmi linciare, pur senza tradire il mio pensiero. Dunque, prima la carota: sono al corrente dell’importanza storica che questo libro ha avuto nella letteratura e in particolare quella ottocentesca. Ovvero sono al corrente del fatto che negli anni Cinquanta del Milleottocento, Flaubert ha osato descrivere il malcostume di una donna traditrice, o adultera per restare nell’epoca, dissacrando l’immaginario collettivo di un certo romanticismo, e sono ben chiare anche le “provocazioni” verso la chiesa, per non parlare del realismo che trova la sua massima espressione nella descrizione precisa della vita provinciale. Ha osato così tanto, ne sono al corrente, d’aver subito un processo per oltraggio alla morale e alla religione (durante il quale a onor di cronaca fu assolto). È stato persino coniato un neologismo: il bovarismo, per indicare la fuga dalla realtà, e il perdersi nei sogni per combattere la monotonia, o qualcosa di simile. Bene. Sono al corrente. Anche del fatto che la storia si basa su un fatto realmente accaduto. E che, sì, certo che è ben scritto, altrimenti come sarebbe riuscito a rendermi tutto così insopportabile? Anzi, dico di più: lo ammiro per aver osato tanto, per aver creato una protagonista tanto antipatica… ci vuol coraggio da vendere, davvero. Ma, ecco, se volete punirmi, dopo avermi fatto rileggere La Storia della Morante, costringetemi a rileggere la Bovary. Ché io davvero ne faccio decisamente a meno di storie così irritanti e, come si usa scrivere oggi, così «unsentimental».

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