Si torna a Cento per parlare di Kathmandu e non solo

Appuntamento per SABATO 29 aprile 2023 a partire dalle 16:00, nella Sala Zarri di Palazzo del Governatore a Cento (Ferrara).

A vent’anni dalla stesura del mio primissimo romanzo (scritto per primo, nel 2003, anche se pubblicato per secondo, nel 2006), torno a parlarne a Cento. Il titolo è: Un caffè a Kathmandu.

Sarà l’occasione per tornare in Nepal, nei ricordi, ripensando ai primi passi di Apeiron, ma – a distanza di tanti anni (e da mie precedenti presentazioni, di tanto tempo fa, proprio a Cento), – dicevo, sarà pure l’occasione per ripercorrere le tappe della mia scrittura, da quell’esordio a oggi. Non mancherò di spendere infatti qualche parola anche in merito al Breve trattato sui picchiatori nella Svizzera italiana degli anni Ottanta, e, se andrà come deve, verrà letto il mio ultimo racconto, Un modo per salire si trova sempre pubblicato nell’antologia La terra inesplorata delle donne, uscita da poco. E magari, perché no?, parlerò anche di Tutti scrittori! Come difendersi dai corsi di scrittura creativa

Intanto ringrazio l’energica e vulcanica Paola Nicoli e Petra Crociati di Apeiron.

In che modo le immaginazioni agiscono sulla realtà?

«Le strade oscure» di Andrea Fazioli

In un’epoca in cui la maggior parte degli autori cerca di attirare attenzione con effetti speciali, sfoghi retorici, spruzzi pirotecnici, colpi di scena generati da accettate insanguinate, trame cosiddette perturbanti, drammi estremizzati, dove l’orrido sostituisce la tragica semplicità, un libro come quello di Andrea Fazioli, Le strade oscure (Guanda, 2022), si distingue come un coltello tra le armi da fuoco, riportando la banale quotidianità in pagina per mostrarne i lati in ombra.

Quotidianità peraltro famigliare a una lettrice come me, non tanto in quanto lettrice ma in quanto ticinese, dato che degli ambienti descritti sono parte abitante.

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Il continuo ritorno del vagabondo dell’infinito

«L’eternauta»  testi di Héctor Germán Oesterheld, illustrazioni di Francisco Solano Lopez, con traduzione di Stelio Rizzo

«L’eternauta ciclicamente torna a far parlare di sé, quasi fosse il continuo avverarsi della storia narrata»

Ho letto L’eternauta (testi di Héctor Germán Oesterheld, illustrazioni di Francisco Solano Lopez, con traduzione di Stelio Rizzo) e ne ho scritto su Azione.

La versione integrale del testo – per chi desidera leggerlo ma non ha accesso al cartaceo – si trova online (non richiede iscrizioni perché è un settimanale d’approfondimento gratuito).

Il post-noir di sessant’anni or sono

«Il giorno della civetta» di Leonardo Sciascia

Avevo sentito dire che si trattava di uno dei suoi più noti romanzi brevi, ma non avevo capito il perché. Un altro giallo, credevo, e invece, mi viene da dire a libro chiuso, Sciascia potrebbe essere designato come il creatore di un sottogenere che sta prendendo piede solo di questi tempi, anticipandolo di ben cinquant’anni: il post-noir (neologismo apparso per la prima volta solo nel 2009). Non è ancora del tutto ben definito, questo sottogenere chiamato anche neo-noir; per molti potenzia “semplicemente” gli aspetti oscuri di degradazione già presenti nel noir; a me piace invece interpretarlo come narrativa del male, sì, ma dove non vi è un “cattivo” solo, bensì dove ci si trova confrontati con la corruzione di una società intera, con una povertà di spirito mascherata dall’omertà (che oggi chiamerei “convenzioni sociali”), con l’oscurità più subdola che oggi si trova nel mondo tecnologico, ad esempio, ma che in quella Sicilia di fine anni Cinquanta serpeggiava in tutte le vie e portava, e porta, il nome della Mafia.
Scioccante ad esempio leggere – oggi – di come l’esistenza della stessa mafia venisse addirittura negata dalle autorità.
Ma il punto è che Sciascia per primo decise di scriverne mostrandone gli ingranaggi interni.

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Un fantasma bianco nella terra dei tulipani neri

«Black tulips – Un quaderno nigeriano» di Vitaliano Trevisan

«…un vero e proprio carnet de voyage, con annotazioni sulle persone incontrate, sulle storture culturali, sui disagi creati da usi e costumi diversi, ma anche con molte descrizioni dei luoghi camminati, riflessioni sul colore della pelle, sui reciproci pregiudizi, e sugli inevitabili confronti tra i due mondi, bianco e nero, che si rincorrono in sequenze di immagini e note a piè pagina, pezzi non integranti ma parti del medesimo insieme di digressioni.»

Ho letto «Black tulips – Un quaderno nigeriano» di Vitaliano Trevisan (Einaudi, Stile libero Big, 2022) e ne ho scritto su Azione. La versione integrale del testo – per chi desidera leggerlo ma non ha accesso al cartaceo – si trova online (non richiede iscrizioni perché è un settimanale d’approfondimento gratuito).

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