Un disastro umano prodotto dalla cattiva comunicazione

«La mite» di Fëdor Dostoevskij

Mi viene da fare due considerazioni sul terzo testo che leggo di Dostojevski, e la prima la faccio a caldo quasi fuori contesto: non ho (avevo) ancora uno scrittore “preferito”, ma più leggo e più mi è chiaro che Dostojevski sta proprio nelle mie corde. Lui e Victor Hugo. E pure Friedrich Dürrenmatt. Che per me sono molto simili, con una lingua diversissima e sensibilità non del tutto aderenti l’un l’altra, ma hanno lo stesso tipo di occhio. Quello che si posa sulle cose umane. 
Ma veniamo al libro in questione: ho letto “La mite”.

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Quanto paesaggio…

«Il deserto dei tartari» di Dino Buzzati

Se nelle mille pagine dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij ho trovato molti personaggi così ben caratterizzati da mettere in ombra persino quel paio di luoghi descritti, ne «Il deserto dei tartari» di Dino Buzzati, ricordo praticamente un solo personaggio e la sua vita perfettamente rappresentata nell’apatico paesaggio raccontato in tutti i modi possibili, nonostante la sua apparente (ma neanche tanto apparente) immobilità. Quello che mi ha colpito, in fondo, è il gioco frustrante messo in atto: laddove le relazioni “dovrebbero” modificare una situazione, qui, ogni relazione – e iniziano tutte con un buon proposito – alla fine rimette sempre il pallone al centro; non si arriva mai nemmeno davanti alla porta, figuriamoci fare gol; la situazione non viene mai modificata, o quasi mai…

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Passione, follia, conversione, relazione, psicologia, investigazione… c’è tutto

«I fratelli Karamazov» di Fëdor Dostoevskij

È il mio primo libro di oltre mille pagine. Il primo che leggo. È un romanzo pazzesco (nel senso stretto del termine, ché parecchi personaggi sembrano pazzi per davvero). Premetto che farò dello spoiler.

Scritto da Fëdor Dostoevskij, si intitola “I fratelli Karamazov”. È un classico, e non lo dico io. Una precisazione non così ingenua come potrebbe sembrare. Non dico io che è un classico, perché fino a un paio di anni fa “io” avevo un’idea di ciò che dovevano esser i classici totalmente distorta da ciò che sempre di più mi si svelano. Credevo che i classici fossero irraggiungibili e non (solo) per la quantità di pagine delle quali alcuni sono composti, ma per il contenuto, per la lingua, per il punto di vista, per tutto quello che volete: credevo non fossero alla mia portata, che non fossero alla portata di una non lettrice, che non fossero alla portata di una senza studi alle spalle. Cazzate. Lo ripeto: cazzate!
E un giorno vorrò fare un bel discorsetto a chi mette in giro queste stupidaggini solo per darsi un tono (immagino).

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Grande autoanalisi, sull’amore poi… da restarne turbati

«Memorie dal sottosuolo» di Fëdor Dostoevskij

Ho letto le Memorie dal sottosuolo, romanzo del 1864 di Fëdor Dostoevskij. E ora mi prendo due minuti per scrivere meglio quello che ne penso. L’ho letto a metà del libro dei Fratelli Karamazov, quasi fosse un intermezzo. Forse anche per questo ci ho visto a tratti lo Starec, dei tempi della sua giovinezza prima della conversione. Ma ciò non mi ha comunque distolta dalla voce del narratore, quell’io che si è messo in gioco.

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