Basterebbe anche solo la seconda metà

«Ombre» di Ernst H. Gombrich

Il libro letto sulla tratta Locarno-Lugano questa mattina – godendomelo parecchio grazie a un prestito molto apprezzato – è il catalogo di una mostra dedicata alle ombre nell’arte, e “Ombre” è il titolo, mentre Ernst H. Gombrich, è l’autore.

La mia recente passione (od ossessione? Curiosa l’assonanza delle due parole) per le ombre, non mi permette di avere un’oggettiva visione d’insieme (ma tanto non sono mai oggettiva).
La prima parte era un po’ generica, non per questo inutile (una rinfrescata ci stava) però, con osservazioni circa le tre caratteristiche principali dell’ombra: quella sull’oggetto che rimane non rischiarato, quella portata che viene proiettata ad esempio su un muro, e quella congiunta, molto attaccata all’oggetto, utile a dargli una dimensione tridimensionale ad esempio (v. Trompe l’oeil).

La seconda parte invece l’ho trovata stupenda perché man mano che veniva approfondito l’uso delle ombre nei dipinti, queste ombre acquisivano un valore narrativo, come nell’immagine che propongo qui (oltre la copertina), dove l’ombra del personaggio sconosciuto crea persino una certa tensione per l’appunto narrativa.

Mi ha poi sorpresa l’informazione secondo cui il trattato sulla luce e sull’ombra contenuto nel “Codex Urbinas” di Leonardo Da Vinci si dilungherebbe per ben 67 pagine. 
Per concludere e in via eccezionale cito dalla prefazione di Neil MacGregor: “È una triste realtà quella con cui Gombrich ci costringe spesso a fare i conti, e cioè che la maggior parte di noi riesce a vedere solo quanto, per conoscenze precedenti, immagina di trovare. Un botanico individuerà le differenze costitutive tra foglie e petali che sfuggono alla maggior parte delle persone, per contro, molto probabilmente non coglierà quei particolari che affascinano gli appassionati di automobili.”

Allenare lo sguardo resta uno degli esercizi più belli che si possono fare, e questo l’ho imparato in più occasioni: dai viaggi ai disegni a matita, dall’acquarellare una foresta coi mille verdi, al fare articoli su architetture di diversi periodi e stili, dall’approfondimento dei giardini storici agli ultimi portait…

L’immagine dell’anonimo, la metto solo perché mi sono “innamorata” di quella cosa lì. E la mosca perché è divertentissima.

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