
Ho avuto un pensiero che riguarda il manoscritto finito di revisionare da poco (v. Inediti – L’ombra del tarando): saprei – credo – come dargli una sferzata in più per suscitare un po’ di quel pathos di cui l’ho privato apposta. E potrei farlo senza attingere a quel tipo di retorica che amo poco. Il tutto per scendere a patti con la necessità di suscitare maggior partecipazione del lettore durante la lettura. Anche se una delle ragioni che mi hanno spinta a scriverlo in quel modo lì era quella di “invitare” tacitamente il lettore ad attivare un’immedesimazione meno imboccata, come dire, ad accendere le antenne.
Ho provato a immaginare qualche cambiamento di quelli che potrei apportare, ma ho visto subito la macchia ad allargarsi inghiottendo l’intero romanzo: lo facessi, dovrei cambiare completamente il narratore, e la “trama” anche se non c’è un granché di trama, e sostituire l’idea di controllo di base, che invece è una di quelle cose – seppur “scoperte” dopo averlo scritto – che mi interessano di più. Come dire: così mi sa che dev’essere, e ogni volta che penso che un libro “non” potrebbe essere diversamente da come è venuto, penso che sia stato fatto un lavoro come si deve. Non dico buono o bello, ma “conforme” a quella roba lì.
Allora mi sono chiesta: ma un libro, un romanzo ha sempre come obiettivo la veicolazione di “un’emozione”, di una “partecipazione”, o potrebbe anche tentare di dire qualcosa senza passare per quel canale? Cioè: un conto è scrivere di un’emozione che emoziona; un conto è tentare, quando scriviamo, di emozionare “solo” per catturare l’attenzione di chi ci legge così da poter dirgli altro, penso. Un vendersi, certo. Ma c’è “vendersi” e “vendersi”. Nel secondo caso non parlo di compromesso tra scrittore e lettore (a quello scendo e sono scesa: per dire, andare incontro al lettore rendendosi più comprensibili, ha un suo senso, secondo me). No, in questo caso, a me pare che entri in gioco una manipolazione. E a me non piace molto manipolare.
Ci voglio ragionare un po’ su. Accetto suggestioni di pensiero.
Nel frattempo, grazie al contenuto dell’idea di questa mattina, che tanto mi riguarda e ha che fare con buona parte della mia quotidianità, ho deciso “il tema” di uno dei prossimi (tra gli altri) che scriverò 😉