«La metà di bosco» di Laura Pugno

Ho letto l’ultimo romanzo di Laura Pugno, “La metà di bosco” (Marsilio editore). E dunque? Dunque sto cercando di trattenere l’entusiasmo perché non sta bene fare le esaltate (e a me non piace farlo per niente): eppure è un romanzo davvero incredibile. Il più bello tra i suoi, per me. Trovai “Sirene” estremamente carnale, esplicito, violento (pur sempre contraddistinto da un immaginario potente e da una scrittura incisiva), direi anche rabbioso, un grido giovane contro il mondo. “La ragazza selvaggia”, al contrario, la trovai più introspettiva, in un certo senso mi parve di percepire la voce di una donna combattuta. Quest’ultimo invece è etereo, quasi impalpabile ma anche molto visibile. Una donna matura che fa i conti con sé stessa con le proprie immaginazioni. Il più bello: mi ha ricordato molto il suo incantevole libro di poesie “Bianco” che non tanto la sua narrativa. Sì, mi è entrato sottopelle: la violenza qui è controllata, è famigliare, non turba davvero, piuttosto insegna, fornisce materia prima da masticare come foglie di coca per combattere non la fatica ma il dolore che si trasforma finalmente in speranza. Ma non fidatevi di me. Leggetelo voi.
LA STORIA
Un uomo, Salvo, abbandonato da moglie e figlia, prende a soffrire di insonnia. Per staccarsi dalla quotidianità torna su un’isola greca mezza deserta (come tutte le isole greche 😉 ) dove si trovano le sue origini.
Qui ritrova una vecchia amica, gente del posto, luoghi che quasi non riconosce, ma soprattutto ritrova la pace e il sonno, tuttavia accade un lutto, ma… chissenefrega della trama: quello che interessa davvero non lo posso dire perché vi toglierei il gusto della lettura: preferisco quindi invitarvi a non mollare il libro fino alla fine. Le prime trenta pagine potranno apparirvi lente, forse un po’ lo sono ma così devono essere (fidatevi); poi comincia ad accadere qualcosina e fino a pagina 80 sentirete crescere l’ambiente, vi verrà cucito attorno. È tutta una preparazione: lasciatevi trascinare dentro e poi sedetevi comodi e appoggiate la schiena. La terza parte va letta in un colpo solo: occorre lasciarsi attraversare da tutte le immagini e a quel punto sarete anche voi contagiati. Io lo sono, e mi sa che stasera mi sanguinerà il naso.
OLTRELATRAMA
È a tutti gli effetti un libro di e per superstiti. Vi è un solo essere vivente ad aspirare alla vita piena, letteralmente Angelica, la bambina non ancora nata, mentre il mondo intero quello fatto di terra e bestie e mare e piante, e roccia ma anche di uomini e donne sono tutti dei sopravvissuti. Superstiti in cerca di uno scopo per continuare a sopravvivere. Un mondo a metà, persone a metà, un bosco a metà, una vita a metà, o mezze vite o mezze morti.
In fondo siamo tutti un po’ dei sopravvissuti e più viviamo e più ci riconosciamo tali. Ma renderlo, rappresentarlo non è così facile. Laura Pugno ci è riuscita alla grande adottando un punto di vista interno molto ben controllato che è ciò che crea lo spaesamento iniziale nel lettore. Il narratore esterno ci racconta, infatti, solo ciò che vede, sente, pensa, percepisce Salvo, privandoci totalmente della tridimensionalità degli altri protagonisti di cui si percepisce tuttavia una profonda verticalizzazione degli stessi. Da una parte dunque non ci permette di creare un legame con queste comparse importanti di cui ci si affeziona poco (almeno per i primi due terzi del libro), ma allo stesso tempo riesce proprio grazie a questa impalpabilità a creare un’atmosfera misteriosa che attraversiamo in compagnia di “fantasmi” dalla personalità imprevedibile. Questa la preparazione, ma poi come anticipato in questa atmosfera si inserisce la metafora del dolore più grande di cui non voglio dire nulla, non perché non mi sia creata una mia opinione, non perché non abbia avuto le mie visioni ma perché è così “psicomagico” che ognuno troverà inevitabilmente ciò che farà al caso suo, e non sarà la stessa cosa di cui parlerei io.
LE CITAZIONI:
– “Devi farti lavagna, gli diceva. Loro scrivono su di te e tu cancelli”;
– “La sua forza aveva la qualità metallica, il sapore di sangue in bocca che dà il trauma, quando il corpo e la mente devono reggere a ogni costo”.
EXTRA
Nella terza parte a tratti ci ho visto Maddie Ziegler, la ragazzina che balla nei video musicali di Sia.
Questo libro, sì, lo rileggerei. E può essere che lo farò. Prima devo però vedere come agirà sul mio inconscio l’immaginario di questa autrice. Brava.