«Orgoglio e pregiudizio» di Jane Austen

Io con Lizzy, una tazza di tè, ve lo dico, l’avrei presa in campagna, nel patio del villone. Non è il mio ambiente, ma se ci fosse stato pure Darcy, ci saremmo fatti delle belle risate, e credo che avremmo anche potuto tirarci un po’ di fango addosso, per gioco.
A chi è capitato di leggere le mie noterelle avrà forse fatto caso che c’è un genere, lo definirei “al femminile” o, come lo ha ribattezzato Trevisan, “donnesco”, che non rientra proprio nelle mie corde (manco l’horror per dire, eh, e nemmeno quelli di guerra amo molto). Il romanzo che ho appena finito di leggere però, mi ha fatta divertire un sacco. Parlo di “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen (pubblicato per la prima volta nientemeno che nel 1813!).
LA TRAMA
Non ho mai letto “Piccole donne” ma ne ho sentito parlare, dovrebbero esserci quattro sorelle tra le quali una di nome Jo, qui sono cinque, invece, e la “ribelle” si chiama Lizzy. Ed è tutto un viavai di possibili pretendenti la mano di una o dell’altra e di calcoli matematici e sociali sulle convenienze. Il padre è stupendo per sarcasmo, mentre la madre è la madre di tutte le donnesche che più mi irritano (così anche le quattro sorelle di Lizzy), come trovo noiosi pure gli altri personaggi del romanzo. Eppure, eppure grazie al padre e grazie a Lizzy e grazie a Darcy (spasimante di Lizzy, “maledetto” dal pregiudizio della gente del posto), non sono solo digeribili, ma servono per mettere questi tre in luce e permettere loro di sollevare il telo e mettere in mostra orgoglio e pregiudizio, ma anche vanità, opportunismo, infantilismo, superficialità, materialismo, e via elencando. Il tutto non rappresentato con tragedie (se non quelle fasulle e isteriche da sottane a pizzo, cioè scenate da viziate), ma con brio e situazioni semmai ridicole e imbarazzanti.
Tra le scene più belle, tre dialoghi. Forse il più dinamico è il rifiuto di Lizzy alla domanda di matrimonio di Mr. Collins che fa morire dal ridere! Ed è pure appagante. Quasi alla pari della parte iniziale con il fitto sarcasmo del capofamiglia. O la parte finale di la situazione si ribalta.
OLTRELATRAMA
Ecco! Questo romanzo è la prova che di certi temi si può parlare anche in un modo non solo digeribile ma persino piacevole. Senza quelle certe tendenze a render tutto più drammatico, nel senso non teatrale (che qui ce n’è, eccome) ma nel senso angoscioso del termine, di quella roba che appesantisce tutto anche il tempo della lettura. E poi sì, i temi trattati fanno parte dei miei temi. Il pregiudizio che la gente ha delle persone solo per sentito dire (nel bene e nel male), il male del pregiudizio che può generare esclusione, l’orgoglio, uno dei mali peggiori di sempre, la frivolezza infantile che non è la leggerezza matura, anzi!, e l’opportunismo vomitevole, eccetera eccetera. Sì, un gran bel romanzo che merita.