«Le strade oscure» di Andrea Fazioli
In un’epoca in cui la maggior parte degli autori cerca di attirare attenzione con effetti speciali, sfoghi retorici, spruzzi pirotecnici, colpi di scena generati da accettate insanguinate, trame cosiddette perturbanti, drammi estremizzati, dove l’orrido sostituisce la tragica semplicità, un libro come quello di Andrea Fazioli, Le strade oscure (Guanda, 2022), si distingue come un coltello tra le armi da fuoco, riportando la banale quotidianità in pagina per mostrarne i lati in ombra.
Quotidianità peraltro famigliare a una lettrice come me, non tanto in quanto lettrice ma in quanto ticinese, dato che degli ambienti descritti sono parte abitante.
I luoghi sono quelli; le trasferte da pendolare in treno, pure; le questioni dei frontalieri riempiono le discussioni dei locali giornalmente; le implicazioni di certi ambienti poco raccomandabili son cose che si sanno da anni; di aggressioni, pur non essendo all’ordine del giorno, comunque ne capitano sin troppe e sono normalmente più oggetto della cronaca locale che non della narrativa di tensione, la quale, sì, si occupa in effetti anche di criminalità e casi della nera, ma per l’appunto in modi più cruenti. Qui sembra invece di tornare ai climi delle detective story più classiche, alla Sciascia o alla Simenon, anzi, non essendo un poliziesco dovrei dire alla Rex Stout, sebbene il nostro Contini-Wolfe, per spalla si è scelto, in questo episodio, la fidanza Francesca.
La struttura non rispetta, in verità, le regole delle coppie del delitto; tuttavia, l’ambiente realistico – anche nella sua quotidiana routine – resta a far da sfondo all’intera narrazione che, per violare la rigidità del reale, fuoriesce dalla cornice con una serie di schede descrittive di animali immaginari poste a inframezzare la sequenza dei capitoli. Proprio l’immaginazione è messa in gioco in questo romanzo che tenta di creare parallelismi tra questa e la realtà: se nell’immaginazione molti animali incarnano le emozioni quali aspetti di un reale meno tangibile eppur esistente, nella realtà romanzata, uno dei protagonisti del giallo si ritrova a sospettare di sé stesso, o più precisamente di una sua immaginazione, colpevole di essersi incarnata generando un vero delitto (ci giro intorno, ovviamente, per evitare ogni tipo di spoiler, anche se gli elementi, o gli ingredienti son qui elencati). Avrei qualche critica su ciò che altri hanno decantato di questo libro (come l’esplorazione di certi aspetti psicologici dei personaggi) ma soprassiedo convinta che sia in verità l’aspetto meno intrigante, nulla a che vedere con la forza dell’immaginazione.