«Il suicidio di Angela B.» di Umberto Casadei

Ho finito. Ho finito di leggere un gran bel “romanzo”: “Il suicidio di Angela B.” di Umberto Casadei. È bravo. Dovrebbe scrivere qualcosa di nuovo. Ma forse, in questo libro, ci ha messo tutto quello che aveva voglia di dire, o gli è venuto di dire per un motivo o l’altro. Perché alla fine della lettura ciò che mi è rimasto è soprattutto una sensazione di compiutezza.
Di cosa parla? In verità non davvero del suicidio, o non solo, non proprio. È un libro post-suicidio. In pratica, di lei, Angela B. non si saprà mai davvero qualcosa di reale. Di lei si viene a sapere qualche pensiero riportato dagli altri. Era un’adolescente. Siamo verso la fine degli anni Novanta. All’inizio è un insieme di pensieri di uno o due compagni di scuola, inframezzati da un paio di articoli di giornale e qualche altra testimonianza. Tutta la seconda parte è la lettera di uno dei compagni di scuola, che è poi uno dei narratori-protagonisti principali: scrive alla maestra, e la terza conta un testo (tipo diario) di un altro compagno, la lettera della madre del precedente che scrive a un membro dell’editrice, e… ci tanta vita, tante vite. In mezzo a tutte queste pagine ci sono degli scambi (l’intrusione del mondo esterno pseudo finzionale) via email tra chi scrive, chi fa da tramite con l’editore, ecc…
Ma l’originalità sta nella sua forma e meglio non potrei dire più di quanto non abbia fatto mesi or sono l’amica Arianna Ulian, che ringrazio ancora per avermi portata con questo suo testo pubblicato sulla rivista Vibrisse a leggere questo bel libro.