Imbarcandosi nella vita

«Sotto il cielo del mondo» di Flavio Stroppini

«Pensai alle tempeste in mare, a quanto debbano fare paura a un uomo di montagna. Pensai al padre che non avevo mai conosciuto, se non per qualche cartolina inviata dagli angoli più lontani del mondo e con parole sempre uguali: saluti, papà».

Ho letto Sotto il cielo del mondo di Flavio Stroppini (Gabriele Capelli Editore, 2019) e ne ho scritto su Azione. La versione integrale del testo – per chi desidera leggerlo ma non ha accesso al cartaceo – si trova scrollando verso il basso oppure online (non richiede iscrizioni perché è un settimanale d’approfondimento gratuito).


Imbarcandosi nella vita

Bussole, letture per esplorare il mondo – Parla di navi, di viaggi e di porti, ma anche di responsabilità e di fughe, il romanzo Sotto il cielo del mondo di Flavio Stroppini

/ 27.06.2022
di Manuela Mazzi

«Si sa bene che tutti gli uomini sono passati da quella strada (…) fino a che si scorge dinanzi una linea d’ombra che ci avvisa che anche la regione della prima giovinezza dev’essere lasciata indietro». Parla del passaggio dall’adolescenza all’età adulta Joseph Conrad nel suo breve romanzo, l’ultimo che scrisse e che si intitola proprio La linea d’ombra (la prima edizione in italiano porta la data del 1929).

L’adolescenza – che non corrisponde necessariamente a un dato anagrafico, ma ha che fare piuttosto con uno stato mentale – è l’età in cui si è portati a compiere atti avventati come sposarsi improvvisamente o lasciare un impiego senza ragione, o, ancora, come partire per il mondo; spesso per fuggire da responsabilità che spaventano.

L’io narrante de La linea d’ombra abbandona la nave mercantile sulla quale lavorava, e lo fa in un porto d’Oriente non precisato, per cercare la sua strada: vorrebbe tornare a casa, ma si ritroverà ad affrontare la sua avventura più rischiosa. Alvaro Giacometti, protagonista del romanzo di Flavio Stroppini, Sotto il cielo del mondo (Capelli editore, 2020), abbandona invece all’altare la fidanzata incinta, e parte per una «caccia agli indizi» lasciati da un padre (Libero, nome forse un po’ troppo parlante) conosciuto solo in un’occasione, vent’anni prima, al suo compimento dei diciotto.

Comparendo proprio sulla linea d’ombra del figlio Alvaro, oltretutto solo per pochi giorni, il padre produrrà nell’anima del giovanotto una sorta di sospensione temporale, che si protrarrà fino alla morte del marinaio sconosciuto, la quale coinciderà con l’avvio della gravidanza di colei che sarebbe dovuta diventare moglie del giovane fattosi apparentemente uomo.

Era proprio questo il padre di Alvaro: Libero, come si diceva, di nome e di fatto; un marinaio senza porto: «Pensai alle tempeste in mare, a quanto debbano fare paura a un uomo di montagna. Pensai al padre che non avevo mai conosciuto, se non per qualche cartolina inviata dagli angoli più lontani del mondo e con parole sempre uguali: saluti, papà».

Anche in Sotto il cielo del mondo di Stroppini siamo infatti invitati a seguire un io narrante: Alvaro, a sua volta padre in divenire, riporta le tante avventure vissute in giro per i sette mari come fossero parte di una lunga lettera alla figlia che dovrà nascere, e lo fa proprio per raccontarsi…

Ovviamente non abbiamo citato a caso il lungo racconto di Conrad: l’opera compare all’interno del romanzo di Stroppini, come un ulteriore indizio, forse il primo e anche l’ultimo, che aiuterà il protagonista, e il lettore, a comprendere il senso del tutto.

Si dice che non puoi sapere dove andare se non sai da dove vieni. Ed è così che Alvaro tornerà sulle orme lasciate da Libero nei porti più disparati, seguendo per l’appunto indizi «che il vecchio» consegnò ad amici, ex colleghi e pure a qualche amante occasionale. E lo farà nel tentativo di trovare una qualsiasi risposta a domande che in verità fatica persino a porsi: «Era difficilissimo parlare così. Ogni domanda aveva risposte laterali che provocavano altre domande e le risposte a queste ultime erano a loro volta da un’altra parte. Era come stare in una sala degli specchi, dove si vedono tutte le sfaccettature ma non si capisce dove sia il centro vero e proprio. La verità».

Girerà il mondo, Alvaro, e lo farà prendendo diversi voli che lo porteranno a Gdansk in Polonia, quindi Bangkok, Istanbul, Crosshaven in Irlanda, Tunisi, ma soprattutto ad Alang in India, il capitolo forse più bello. Capitoli che hanno tutti in apertura la stella dei venti e diversi incipit (quelli legati al lungo viaggio) che iniziano tutti allo stesso modo, ovvero con la significativa frase: «Il giorno diventò il giorno dopo»; un ritornello che avremmo voluto ritrovare in esergo a ogni parte divisoria del romanzo, anche se fa molto Via col vento, o forse proprio per questo.

E mentre i giorni trascorrono, le vicende si consumano, le relazioni, anche le più appassionate, si sfilacciano in molte partenze, gli indizi rimangono incomprensibili, ma al tempo stesso i pensieri si fanno sempre più leggeri, come gli aquiloni di carta che voleranno sopra i tetti di Ahmedabad, nel Gujarat. Sono molte, le fascinazioni culturali che si possono godere leggendo questo bel libro di viaggio.

Opera non priva di qualche difetto, più che nel contenuto, per alcuni aspetti tipografici: refusi e vedove (le ultime righe di un paragrafo che appaiono isolate nella parte superiore delle pagine successive) sono elementi che denotano poca cura dell’editore, e di ciò ci dispiace. Dal punto di vista del contenuto, invece, da esploratori quali siamo, talvolta ci pare fantastico viaggiare così, ma anche molto inverosimile la totale assenza di preparativi, l’insostenibile leggerezza del peso di un bagaglio che al protagonista servirà per stare in giro almeno nove mesi, in luoghi non sempre agevoli, la facilità degli spostamenti, la mancanza di eventuali procedure doganali che potrebbero condizionare la decisione di partire quando gli salta in mente di farlo, e com’è che trova sempre una camera libera ovunque vada, senza patemi? Non che si debba zavorrare un romanzo di simili quisquilie, ma un accenno di tanto in tanto avrebbe rispettato meglio il cosiddetto principio di realtà.

Ci piace tuttavia credere che questo lungo viaggio potrebbe essere stato vissuto anche solo come un ricco sogno, e non lo diciamo a caso data l’ultima esperienza che Alvaro narrerà alla figlia.

Ma eravamo rimasti ad Alang, il cimitero delle navi dei sette mari, un luogo, un capitolo che ci è piaciuto non solo perché qui si percepisce proprio la linea oltre la quale il protagonista potrebbe entrare nel mondo degli adulti, ma perché ci pare di intravvedere un’ulteriore citazione, non esplicita come l’omaggio a Conrad, ma comunque evidente seppure forse involontaria: la scena di Alvaro seduto in mezzo al gigantesco cantiere di demolizione delle navi, che si accende una sigaretta e fumando riflette su tutto, non può infatti che farci tornare alla memoria la scena finale di Novecento, il bellissimo monologo teatrale di Alessandro Baricco (da cui Giuseppe Tornatore trasse La leggenda del pianista sull’oceano), altro grande libro di viaggio che va molto oltre il viaggio stesso.

Bibliografia

Flavio Stroppini, Sotto il cielo del mondo, Capelli editore, 2020
Joseph Conrad, La linea d’ombra, Einaudi, 2010
Alessandro Baricco, Novecento, Feltrinelli, 1994.

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