«Lo Straniero» di Albert Camus

Adesso dico una delle mie bestialità: può essere che io ci abbia visto la passione di Gesù, nel libro di Albert Camus intitolato «Lo Straniero» (1942)?
Ci sto ragionando. Intanto posso dire che ricorderò questo libro come il libro della «passione», sì, ma anche del caso e delle coincidenze. Non a caso!
Anzitutto il caso vuole che mentre lo sfogliavo mi è stato chiesto di leggere un racconto di Carver, «Lo scompartimento», che molto ha che fare (secondo me). In secondo luogo si è rivelato essere per caso il libro che rileggerò quando mi chinerò (finalmente, ma chissà quando) sul progetto che mi ronza in testa dalla primavera del 2016 (è perfetto il modo, l’ambientazione ma soprattutto la resa della scissione tra l’agire “passivo” del protagonista e l’aspettativa dettata dalle solite convenzioni sociale, se così si può dire) e, infine, perché ci ritrovo per caso una certa mia indolenza verso certi fatti della vita, che nell’ordinarietà del comune vissuto viene poco compresa.
Quindi sarò giocoforza “di parte” per gratitudine. Battuta a parte, non credo di sbagliarmi nel definirlo un bel libro.