Io, me scimmia

«La terra inesplorata delle donne» a cura di Sara Durantini

Fra una settimana, a Roma!

Un modo per salire si trova sempre, così si intitola il racconto a mia firma contenuto nell’antologia ideata e curata da Sara Durantini, che ringrazio per avermi invitata a far parte di questo progetto (da pagina 55 a pagina 60).

La terra inesplorata delle donne (Dalia edizioni, Terni) – in uscita l’8 marzo, giorno della presentazione a Roma (vedi sotto) – è di fatto una raccolta di più voci, ma categoricamente tutte di autori donne (sì a qualcuno piace dire autrici, ma io ogni tanto sono tra gli altri), tredici per essere precisi (e che porti bene per una volta).

Chi segue questo sito, o un poco mi conosce, sa bene che il tema «al femminile» non è qualcosa che mi corrisponda. Non amo certa retorica, non mi ci riconosco, non sono una femminista, sono un’umanista, come dico spesso. E come tale riconosco la realtà dei fatti, nel bene e nel male al di là dei generi. Non amo i vittimismi. Stimo la ribellione.

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Il fumo era grigio

È uscito a dicembre il numero 1 della rivista «Paper Club 1978» sul tema «Woman Celebration» per la casa editrice «AI magazine books» di Christina Magnanelli Weitensfelder, a cura di Marco Candida (che ringrazio per avermi coinvolta nel progetto).

Tra i racconti che vi compaiono, anche il mio testo che si intitola Il fumo era grigio.

(Le altre firme sono: Cynthia Collu; Eva Clesis; Elisa Eliselle Guidelli; Dunia Elfarouk; Sara Durantini; Paolo Galli; Andrea Malabaila; Marino Magliani; Paolo Ciampi; Danilo Arona; Angelo Marenzana)

Il mio racconto vuole celebrare la forza di una donna (una per tutte) che supera il proprio passato pur senza poterlo dimenticare, anzi, raccogliendolo e affrontandolo come si possono affrontare i fantasmi che ci restano attaccati addosso: con accoglienza e consapevolezza.

Questo l’incipit del racconto Il fumo era grigio:

«A venti ero ancora vergine. Sarebbe stato l’ultimo anno, anche se ancora non lo sapevo. I venti non sono come i diciotto. A diciotto una pensa cambi tutto e non cambia niente. A venti una pensa non cambi niente, e poi ci resti fregata, ché ti cambia tutto. I miei venti sono durati un anno, poi sono diventati quarantatré. Poi sette e il mondo si è risolto capovolgendosi. (...)»

(...Continua sulla rivista)