«Sostiene Pereira» di Antonio Tabucchi

Sarà Lisbona ad aver emotivamente modellato la penna di Tabucchi? Lisbona – pur non essendoci mai stata, ma ho visto «Lisbon story» di Wim Wenders – la percepisco proprio così, con quel clima lì, molto sospeso, un po’ onirico, impalpabile. Un immaginario, a dire il vero, che non mi fa simpatizzare con la malinconia che ne consegue, perché la riconosco. Come dire: è una parte di me che non amo.
Anche nel lungo racconto: «Sostiene Pereira», Tabucchi torna sui temi che già ho trovato in «Notturno indiano». Di quest’altro testo ho scritto un mese fa. Trovavo: “…bello il sistema di immagine legato alle ombre e alla ricerca della luce. Alla notte e ai risvegli faticosi. Alla morte e alla reincarnazione / resurrezione”. Dove morte e vita, non sono necessariamente quelle della carne, ma quelle della mente, in questo libro più ancora che in «Notturno indiano».
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