Un’assurdità non improbabile, già quasi vera

«Più segreti degli angeli sono i suicidi» di Gian Marco Griffi

Ho letto il libro di Griffi, “Più segreti degli angeli sono i suicidi” (Book-a-book, 2017).
A Sabbione la pratica del suicidio è in taluni casi persino obbligatoria e in ogni caso regolamentata da precise norme legali. Ciò ha prodotto una serie di nuovi mestieri come possono essere quelli della nettezza umana o dei verificatori. Allo stesso modo ha generato un movimento di ribellione: alcuni rivendicano la libertà di suicidio, contro di loro il governo è impegnato. I suicidi abusivi creano troppi problemi di gestione pubblica.
Questa la “trama” detta in due parole.

Dopo venti pagine mi è venuto un primo sospetto (dichiaratamente e manifestamente errato: Sabbione si trova al 43esimo parallelo): chissà se l’autore sa che anche dalle mie parti (e non solo nella Divina commedia, dove si parla di un sabbione infuocato) c’è un paesello (al 44esimo parallelo) che si chiama Sabbione; proprio tra le montagne svizzere; sarà un caso? La premessa iniziale dell’indice-guida aveva poi intensificato il sospetto: “Del resto, chi vorrebbe una città organizzata, priva di caos e di sigarette sui marciapiedi… ecc”, insomma pareva il classico cliché dei luoghi svizzeri… Per non parlare del fatto che viene usato un coltellino svizzero, e lo scultore della statua in bronzo di San Bertrand è dello scultore svizzero Hans Georg Novitzki, e la puntualità si rifà agli orologi di Berna, “e di quei là d’oltre confine”.

Ora – so bene che è tutto inventato (il Sabbione narrativo non c’entra assolutamente con il Sabbione ticinese, dove non arriva manco l’elettricità) e di fatto l’autore me lo ha confermato in più modi, parallelo compreso. E allora perché torno su questa “sensazione”? Semplicemente perché questo libro – a un certo punto a me è parso chiarissimo – è, checché ne dica il Griffi, la parodia della nota situazione svizzera che ha attirato attenzioni e il dito puntato su di sé: mi riferisco al fatto che in Svizzera si può venire a morire, a certe condizioni, ovvio. Fenomeno, il suicidio assistito, che pare essere in crescita e che a più riprese è stato oggetto di polemiche Oltreconfine. Ma non sono queste ultime a emergere, anzi (non ho trovato giudizi!): è semmai una proiezione estremizzata di quel che potrebbe verificarsi seguendo questa “tendenza”. A che cosa potrebbe portare l’accettazione e il potenziamento del suicidio? Ecco, a me pare che Più segreti degli angeli sono i suicidi (citazione di una poesia di De Angelis) dia una “possibile” risposta, utilizzando una forma di satira (o è una forma di sarcasmo?) pungente.

L’assurdo è che quello che mi pareva più incredibile di questa narrazione, venerdì sera (durante la presentazione del libro a Milano, nello spazio Melampo) ho scoperto essere “vero”: vi dico solo che questo è un libro invaso (quasi infestato) da tacchini decapitati, che tornano di tanto in tanto tra un “racconto” e l’altro. Ho messo tra le virgolette la parola racconto perché in verità si parla di storie. E ce ne sono tante. Ecco: un’altra delle meraviglie di quest’opera sono i riuscitissimi (per me) cambi di stile. Perché se da una parte ha una sua compattezza, un suo sguardo preciso, tanto da poterlo quasi definire “romanzo corale” (dico io, eh), ho trovato in tutte quelle pagine – che sembrano tante ma si fanno leggere in fretta – un continuo cambio del registro stilistico della forma: c’è la poesia, l’elenco, il narrato in terza, l’io interno, il libretto delle istruzioni, l’articolo di giornale, la lettera (ora non ne sono certa, ché non me lo ricordo, ma ci deve per forza essere),… eppure non cambia mai “la voce”. È riconoscibilissimo sempre. E secondo me questo significa avere una grande personalità (letterariamente parlando).

Ma parliamo del tema che potrebbe essere respingente: vi garantisco che per quanto sia tempestato di morti, questo libro non parla di suicidi, non di quella parte dolorosa; non è per niente un libro psicologico. È certamente “forte di immagini”, a volte aggressivo con la lingua (non lasciatevi intimidire da uno dei primi racconti che mette in scena dei ragazzi sboccati e volgari,… la storia successiva e le altre sono diverse) e spietato nella sua visione estrema della situazione, ma è anche parecchio “divertente” a modo suo, grazie a paradossi o situazioni grottesche. Per dire. Riderete più che commuovervi, è certo. Semmai potrebbe capitarvi di riflettere su certi temi, che non fa poi mica tanto male.

Insomma, anche se ero un po’ spaventata all’inizio, sono felice d’aver letto questo libro che consiglio – per quanto detto – soprattutto ai miei connazionali.

…e poi Griffi è simpatico almeno quanto sua moglie.

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