«La morte della Pizia» di Friedrich Dürrenmatt

È un librettino super smilzo, composto da una settantina di pagine e una tonnellata di sarcasmo. Continuo ad amare molto Friedrich Dürrenmatt. Questa mattina ho letto in un boccone “La morte della Pizia”.
LA STORIA
Pare semplice ma non lo è davvero, pur essendo nota. Diciamo che ci sta questa Pizia che dovrebbe essere una specie di veggente alla quale si possono fare delle domande; lei ovviamente è un’imbrogliona e pure un po’ perfida, a differenza della sua predecessora, per cui a un certo punto si inventerà di rispondere a Edipo che farà tutti i casini che si sa che di fatto poi fece secondo la mitologia classica (ammazza il padre, si porta a letto la madre di cui si innamora portandola anche al suicidio, circa, e via discorrendo). “La morte della Pizia” è un po’ il resoconto ultimo dove, lei morente, si ritrova faccia a faccia con le ombre di certi personaggi più morti che vivi pronti a fare qualche rivelazione, o meglio a rinfacciare qualcosina alla nostra.
OLTRELATRAMA
Come capita spesso con i libri piccoli fatti per benino, ci sarebbe un sacco di roba da dire. Ma come sempre mi soffermerò solo su quello che mi ha maggiormente colpito: l’esaltazione del caso che va di pari passo con l’impossibilità di dare una direzione al mondo e la stoltezza dell’inganno che alla fin fine presenta sempre il conto.
Aggiungo solo che la macchina narrativa che si basa sullo svelamento dell’imbroglio agito da queste figure mitologiche gioca davvero bene a favore dell’ironia, anzi del sarcasmo con cui l’autore è solito smontare la visione fintamente “incantata” della società.
Non è il più bello che ho letto di suo, ma è certamente un bel libriccino dal quale riporto alcune citazioni che dovrebbero bastare a rendere il senso di quanto dico qui, e pure di quanto troverete all’interno della storia.
LE CITAZIONI
– “Solo la non conoscenza del futuro ci rende sopportabile il presente”.
– “Io sono un democratico (…) non scordare che non c’è dittatura senza fedeltà, la fedeltà è la solida roccia sulla quale si erige lo Stato totalitario, che senza di essa affonderebbe nella sabbia; per la democrazia è necessaria invece una certa mancanza di fedeltà…”
– “…non esistono storie irrilevanti. Tutto è connesso con tutto.”
– “…con il tuo oracolo hai inventato la verità!”
– “Perché la gente dice sempre verità approssimative, come se la verità non risiedesse soprattutto nei singoli dettagli?
– “La verità resiste in quanto tale soltanto se non la si tormenta.”
(E quest’ultima citazione – per me – è tanto scontata quanto geniale)
Un pensiero su “«La verità resiste in quanto tale soltanto se non la si tormenta»”