[Questo articolo era stato preparato l’anno scorso per il sito “I libri degli altri”, ma siccome hanno poi chiuso la sezione “Immersioni”, lo pubblico qui.]
L’INTRO
«Un sistema di immagini è una strategia di motivi, una categoria di immagini impresse nel film che si ripete visivamente e sonoramente dall’inizio alla fine, con persistenza e grande variazione, ma con altrettanta grande sottigliezza; è una forma di comunicazione subliminale che rafforza la profondità e la complessità dell’emozione estetica.»

Così scrive Robert McKee nel volume «Story» (Omero editore, Roma, 2010), bibbia degli sceneggiatori, e utilissimo anche per i romanzieri o scrittori di racconti. Ed è proprio il sistema di immagini che, secondo me, funziona molto bene e salta all’occhio di qualsiasi lettore del romanzo «Fahrenheit 451» di Ray Bradbury (Mondadori, per la collana Oscar Moderni, Milano, 2016 – ndr: si cita non la prima edizione, ma la versione dalla quale vengono tratte le seguenti citazioni; ne riportiamo solo alcune prese dalle prime 30 pagine).
LE CITAZIONI
« adesso aveva girato il viso su di lui, fragile cristallo di latte che brillava di una luce dolce e costante (…) come fiamma di una candela» pag. 11
«vedrà che c’è un uomo sulla faccia della luna» pag. 13
«biancore silenzioso, una luminosa certezza» pag. 14
«un’isola coperta di neve» pag. 16
«la bottiglietta di cristallo» pag. 16
«polvere come se fosse neve strana» pag. 17
«rabbrividendo muoveva le labbra» pag. 17
«in una nuova forma incolore» pag. 19
«prato color chiaro di luna» pag. 19
«raggio di luna sulla guancia» pag. 20
«…che balzava nella luce cruda come una libellula» pag. 27
«mentre il chiarore formava una cataratta d’argento in ogni occhio» pag. 20
In contrapposizione c’è uno stesso sistema d’immagine che segue la logica dei colori:
«cobra nero» pag. 17
«materia verde» pag. 17
«e il mondo diventò grigio scuro» pag. 22
«salamandra arancio fiammante» pag. 22
«la belva si alzò a metà nel casotto e lo guardò con un lampo verde-azzurro» pag. 28
«Vide l’ago argentato» pag. 28
ANALISI
Il contenuto del romanzo di Bradbury è noto quasi a tutti, ma giova ricordarlo a chi non ha ancora avuto modo di leggerlo: in un mondo futuristico, la popolazione ha la proibizione di leggere libri. Per garantire il rispetto della legge, vi sono dei pompieri incaricati di indagare, scovare e perseguire chi ne tiene in casa: pena, l’incendio di tutti i libri e in extremis persino, se è il caso, come reazione per esempio a una forma di resistenza del proprietario, verrà bruciato anche l’intero immobile. Circa, eh.
Sarebbe stato facile per l’autore servirsi solo di uno spettro di immagini-percezioni legate quindi al fuoco, al calore, alle fiamme, a un mondo infernale. Ma proprio perché facile, forse sarebbe stato anche a dir poco scontato e avrebbe potuto appesantire molto la lettura, portando quasi alla noia ma, soprattutto, avrebbe oscurato (bruciato!) la trama che di tutto parla tranne che di incendi. Immagini, quelle di fiamme e fuoco, per l’appunto, così forti che distraggono giocoforza accentrando l’attenzione. Ecco perché diventa fondamentale e molto utile il sistema di immagini che in questo libro invece l’autore ha deciso di adottare.
Sulle prime battute fa quasi effetto ritrovarsi come protagonista un pompiere che si confronta con un sistema d’immagini legate al freddo, al bianco, alla luna, all’argento, ecc… ma il gioco delle contrapposizione diventa in fretta evidente, giacché i pompieri si distinguono ad esempio con il simbolo di una «salamandra arancio fiammante» e che il nuovo mondo viene spesso associato al colore nero e alla cenere. Non a caso tutte le chiamate di intervento arrivano di notte.
Non è utile però solo a evitare l’appesantimento o la distrazione, ma serve anche a creare l’ambiente in cui si trovano i personaggi al momento della narrazione: il mondo pare essersi raffreddato nelle emozioni, in seguito a un eccesso di stimolazioni che alla fine hanno mandato in cortocircuito relazioni umane, consapevolezze, prese di coscienza, capacità di ragionamento, autodeterminazione e chissà quante altre cose.
Tuttavia – purtroppo in più occasioni – lo scrittore sembra non avere del tutto contezza di questa macchina-crea-percezioni che ha ideato, pare non averne piena padronanza perché non sempre mi sembra essere gestita al meglio. Ogni tanto pare ne perda il controllo, dimenticandosi il senso. Per fare un esempio che valga per tutti, riprendo le due citazioni di pag. 28, dove “giustamente” la belva (un segugio meccanico al servizio dei pompieri) viene dapprima indicata con dei colori, mentre subito dopo le viene attribuita un’arma argentata, che invece richiama il sistema di immagini della parte non strettamente legata all’attività dei pompieri. Peccato.
«La belva si alzò a metà nel casotto e lo guardò con un lampo verde-azzurro» pag. 28
«Vide l’ago argentato» pag. 28
E ci fermiamo qui con l’analisi del sistema di immagini di questo libro anche se – come accade in ogni buon romanzo – non è l’unico contenuto. Sarebbe ad esempio interessante tornare sul testo per analizzare quello legato alla presenza di animali-simbolo.
2 pensieri su “La forza del sistema di immagini”