Il Marco Polo interiore che c’è in noi?

«Le città invisibili» di Italo Calvino

Ho finito di leggere “Le città invisibili” di Italo Calvino e non mi sento di dire molto.
Ho avuto l’impressione che ci siano da capire cose che non capisco. Capisco che un certo Marco Polo racconta le città che ha visitato, ma capisco anche che questo Marco Polo è forse lo stesso Calvino che si è fatto navigatore dei suoi luoghi, immaginari o, come dice lui in un’intervista, interiori. Ma è davvero solo questo?

LA TRAMA
Ci sta questo Marco Polo che racconta le città che a viste all’imperatore dei Tartari, Kublai Khan; personaggio apparentemente passivo ma non sterile, giacché molte riflessioni e provocazioni interessanti nascono proprio da lui, come una coscienza altra che interferisce e chiede chiarezza. Polo, intanto, le sue città, le racconta suddividendole come su una scacchiera e tornando a dare, ogni giro di cinque titoli mi pare, sempre gli stessi, di ritorno. Le città sono spesso caratterizzate da una condizione permeante che le distingue le u e dalle altre, ma anche quelle, dalle nostre reali, per originalità ed elementi immaginari che non appartengono a questo mondo. Allegorie? Probabile, ma di che cosa non mi è ancora chiaro. Credo infatti che sia un libro da dover per forza rileggere più di una volta se lo si vuole capire meglio.

OLTRELATRAMA
Resto sul semplice, come detto all’inizio della nota. Calvino sembra essersi fatto esploratore dei suoi immaginari, come fosse un Marco Polo nel proprio mondo. Poi, quel che ci stava dentro quella testa là, bene non l’ho capito. Ho notato l’assenza di personaggi, cosa che in generale non apprezzo. E infatti non è un libro tra i miei preferiti (e in generale Calvino mi piace per le “idee” ma poi ha una resa sempre molto poco coinvolgente, fredda, quasi asettica che me lo rende un po’ noiosino). Ho apprezzato però la lettura delle Vitta invisibili perché era funzionale: mi sarebbe potuta servire per quello che vorrei scrivere e infatti ho trovato dei passaggi molto utili, e tanto mi basta. Circa, eh, perché in verità un amico mi ha spiegato che ci sarebbe un’altra chiave di lettura interessantissima, cosa che vorrò cercare di capire e che mi incuriosisce assai. Semmai ci tornerò su.

CITAZIONE

– Sire, ormai ti ho parlato di tutte le città che conosco.
– Ne resta una di cui non parli mai.
Marco Polo chinò il capo.
– Venezia, – disse il Kan.
Marco sorrise. – E di che altro credevi che ti par­lassi?

2 pensieri su “Il Marco Polo interiore che c’è in noi?

  1. Nella città che corrisponde ad un Inferno ci sono solo due modi per sopravvivere: rendersi simile all’inferno oppure differenziare ciò che nell’Inferno, inferno non è….
    Per me. basta questo……

    "Mi piace"

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