«Notturno indiano» di Antonio Tabucchi
Ho portato a termine il viaggio d’ombre racchiuso nel lungo racconto “Notturno indiano” di Antonio Tabucchi.

LA TRAMA
Il protagonista, sorta di alterego del narratore, forse persino dell’autore (lo lascia intendere lo stesso Tabucchi nella Nota iniziale) parte per l’India alla ricerca di un vecchio amico, che non saremo mai certi voglia davvero ritrovare. Seguendo un percorso prestabilito si dà per regola di non dormire mai due notti di seguito nello stesso posto. Nel suo viaggio farà incontri d’ogni genere, vagherà tra strade avvolte dalla miseria e giacerà in alberghi lussuosi. E lo farà quasi sempre da animale notturno.
OLTRELATRAMA
Sì, non può farne a meno, giocoforza richiama alla memoria la generazione dei figli dei fiori, quelli che si incamminavano sulla strada degli Hippie. Non fosse altro che per il fatto che lui stesso cita Hermann Hesse. Per dirne una. E poi si tratta di un viaggio di ricerca. E ha pure qualche spolverata mistica al suo interno. Eppure il tono non è velato di quel gnosticismo moderno New Age d’anni Sessanra-Settanta, forse perché l’eventuale dichiarata esperienza diretta ha fatto in tempo a maturare, se si considera che la prima edizione fu pubblicata che era già il 1984.Quindi mi piace. Non sa di “roba vecchia” (quel che pensai invece di “Siddharta” di H.H., 1922, che poi vecchio lo era davvero, tanto da anticipare i tempi). Anzi.
Ed è bello il sistema di immagine legato alle ombre e alla ricerca della luce. Alla notte e ai risvegli faticosi. Alla morte e alla reincarnazione/resurrezione, pure ad altre dualità come miseria e ricchezza, uomo e animale, oriente e occidente, in un continuo gioco di rispecchiamenti). Parla di conoscenza, sì, d’accordo, lo fa però in modo più onirico che non spirituale, nonostante il viaggio asiatico. Tant’è che in buona parte penso che avrebbe potuto forse scriverlo anche ambientandolo in Italia, rinunciando all’esotico che credo all’epoca fosse già fuori moda. Ma forse proprio per questo ha voluto fornirne una lettura diversa.
CITAZIONE
“Non bisogna mai sapere troppo delle sembianze degli altri”