Dalla saga fantascientifica di Frank Herbert all’aspirazione visionaria di Jodorowsky raccontata in un documentario affascinante, fino all’attesissimo colossal Dune di Villeneuve, che non ha deluso le aspettative.
Ho parlato di Dune, non solo del film, ma più in generale dell’immaginario nato da Frank Herbert che alimenta le storie fantascientifiche di tutto il mondo da oltre mezzo secolo. L’articolo apparso sul settimanale «Azione» è più breve di quello preparato e che caricherò in seguito… (per leggere la versione integrale pubblicata, chi non può farlo nel cartaceo può scrollare verso il basso, oppure seguire seguire questo link – non richiede iscrizioni perché è un settimanale d’approfondimento gratuito) (Ringrazio la redazione e in particolare Simona Sala per lo spazio concessomi).





Un immaginario che dura da oltre mezzo secolo
Letteratura cinematografica – Dalla saga di Herbert alla visione di Jodorowsky, fino al riuscito colossal Dune di Villeneuve
Influenza da sessant’anni l’immaginario dell’arte cinematografica fantascientifica di tutto il mondo: senza Dune, Star Wars non esisterebbe, e molte scene di film di oggi non sarebbero forse mai state concepite. Frank Herbert, che pubblicò il primo dei sei romanzi della saga nel 1965, fu così lungimirante da andare oltre la fantascienza, tematizzando narrativamente i problemi climatici e conferendo il potere maggiore alle donne.
A tentare per primo l’impresa di trasporre cinematograficamente l’opera dello scrittore americano, fu l’autore post-surrealista Alejandro Jodorowsky. L’idea risaliva al 1974-1975 e prevedeva la realizzazione di un unico film foss’anche durato venti ore. Il regista cileno lo racconta nel documentario Jodorowsky’s Dune di Frank Pavich; del 2013, è uscito in italiano solo un mese fa. In un’ora e mezza ricostruisce i momenti più importanti della mancata realizzazione del suo leggendario film che prevedeva un cast di «attori» già scritturati al pari di Orson Welles, Mick Jagger, e persino Salvador Dalì; dei Pink Floyd doveva essere la colonna sonora.
Il film di Jodorowsky avrebbe dovuto cambiare la visione dell’industria del cinema, e a dirla tutta – pur non essendo mai stato girato – ha dato davvero i natali a tante altre pellicole senza che però mai ne eguagliassero l’utopica visione. Fallimentare fu, di fatto, l’omonimo film girato nel 1984 da David Lynch, mentre si trovano riusciti riferimenti all’opera incompiuta di Jodorowsky in: I predatori dell’Arca perduta; Alien e Prometheus; Matrix… e soprattutto nella celebre saga di Star Wars di George Lucas, che saccheggiò dichiaratamente Dune e in particolare lo storyboard di Jodorowsky; altro oggetto da collezione (una copia è stata di recente venduta a oltre 45mila dollari).
La mitica sceneggiatura a vignette contiene tremila disegni del fumettista Jean «Moebius» Giraud, e l’incredibile castello degli Harkonnen oltre al trono del barone ideati dall’artista svizzero HR Giger (il quale si dedicò poi ad Alien). Non avessero temuto a Hollywood per il budget e per la follia del regista cileno, sarebbe bastato «poco» per girare il film. D’altro canto, come dichiarò l’allora produttore Michel Seydoux: «Non si può fare un capolavoro senza follia, forse Dune di Jodorowsky era troppo folle».
Ci è riuscito invece il regista canadese Denis Villeneuve, la cui opera è arrivata da poche settimane nei cinema, dopo l’anteprima mondiale alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il film, della durata di tre ore, è invero molto aderente al contenuto del primo volume della saga, e alla stessa maniera coinvolge e trascina in un futuro dove la «superficialità» è superata dal potere della mente. Dote acquisita dalle donne della sorellanza delle Bene Gesserit che scendono a patti con duchi e baroni di antichissime caste famigliari, in un medioevo galattico dove vigono onore e meditazione.
Siamo alla fine dell’anno Duecento del Diecimila, e Paul Atreides, primogenito del duca Leto e di Lady Jessica (una Bene Gesserit), si trova a fare i conti con una profezia e con la gente del popolo del deserto, i Fremen, che vivono su Arrakis e sono in attesa del loro Messia. Arrakis, anche detto Dune, è una versione galattica dell’Afghanistan: composto di roccia, sabbia e… vermi giganti, è fonte di una spezia preziosissima. Per affrontare le responsabilità che un giorno graveranno su di lui come discendente del Duca, Paul sarà spinto al limite per affrontare le proprie paure.
In questo futuro dove il potere resta il nodo cruciale di tutte le relazioni e dunque di tutte le storie, Dune si spinge oltre il genere, riproponendo il comportamento della storia umana, tanto che Jodorowsky, traducendolo, puntava alla creazione di un Dio-artistico, che entrasse nel profondo dell’animo dei giovani per aprire le loro menti, offrendo nuove prospettive.
Resta invece abbastanza in superficie, ma non per questo è meno audace, il colossal del regista canadese che alla profondità narrativa ha preferito la forza estetica di immagini e suoni, ha scelto la poesia visiva e uditiva per offrire un’esperienza sensoriale, la cui massima espressione è garantita solo dal grande schermo, come afferma lo stesso Villeneuve: «Guardare in streaming il mio Dune è come guidare un motoscafo in una vasca da bagno».
Il sequel – da poco confermato grazie al successo del primo (costato 175 milioni di dollari, ne ha già incassati 225) – uscirà il 20 ottobre 2023. Questa volta Paul vedrà messi alla prova orgogli e amori, imparerà la convivenza tra uomo e selvaggio, e sentirà nascere la comprensione e la fiducia nello straniero, sempre che la narrazione continui a rispettare la saga.
Bibliografia e filmografia:
Dune (1965) di Frank Herbert, tradotto da G. Cossato e S. Sandrelli, Fanucci editore;
Jodorowsky’s Dune (2013), documentario di Frank Pavich;
Dune (2021), film di Denis Villeneuve, Warner Bros.

