Tra il sogno di una ribellione e la realtà

Letture per esplorare il mondo

«Al pari di un vero e proprio reportage, questo romanzo trascina con sé il lettore “per pianure assolate” su vagoni maleodoranti e stracolmi di gente di ogni dove, a bordo di un treno che «ogni tanto fischia” e altre volte «avanza lentissimo”, tanto che si lascia affiancare da un asino “accompagnato da un vecchio col bastone”, per finire poi, a Istanbul, su un pullman che traghetterà quel corpo stanco, tra gli altri, lungo corridoi di terra desertica in un lunghissimo vagare dietro orizzonti sconosciuti, sino ad arrivare in una casa che non è la sua».

Ho letto La misura della distanza di Gabriella Bampo (Laurana Editore, 2021), e ne ho scritto su Azione.

La versione integrale del testo – per chi desidera leggerlo ma non ha accesso al cartaceo – si trova scrollando verso il basso, oppure online (non richiede iscrizioni perché è un settimanale d’approfondimento gratuito) a questo indirizzo.

La distanza tra il sogno di una ribellione e la realtà

Bussole, letture per esplorare il mondo – La Persia degli anni Settanta vissuta da una giovane veneta partita per il viaggio della sua vita

«Isabella spera di vedere il confine. Il cambiamento. Invece il buio scende inesorabile. Le guardie jugoslave salgono a controllare i passaporti, è questo l’unico segnale del passaggio».

Siamo negli anni Settanta, in un periodo di forti contestazioni. La Seconda guerra mondiale è alle spalle, ma tira aria rivoluzionaria; in Italia, battagliavano le Brigate rosse, ma anche nel resto del mondo si respiravano moti di ribellioni. Le università erano diventate fucine di contestazioni, c’erano le occupazioni, e il mondo dei giovani sperava in un cambiamento drastico, al ritorno di una vita più autentica, e meno borghese; era pure il periodo in cui si facevano avanti i movimenti femministi.

In questo contesto sociopolitico, l’incontro con l’altro, per la nuova generazione che oggi è ultrasettantenne, è parte del cambiamento che prevede un aprirsi allo straniero, al mondo, attraverso l’abbattimento dei confini e delle distanze culturali. E dunque attraverso il viaggio.

La misura della distanza, titolo del romanzo di Gabriella Bampo (Laurana Editore, 2021), si riferisce proprio, e anche, a questo tentativo di liberare il mondo dai confini, poco importa che sia il mondo sociale, politico, culturale, sentimentale, individuale, parentale, o religioso della protagonista, importa che la stessa, giovanissima, decide di ribellarsi invertendo i poli di Occidente e Oriente. E lo fa, Isabella, intraprendendo un viaggio che definirlo coraggioso, ancora oggi, sembra minimizzante.

Basato su una storia realmente vissuta dall’autrice, La misura della distanzaha il pregio di poter essere letto sia come narrazione, sia come storia di conflitti passionali, parentali, culturali, geografici, politici e di genere, e anche, come abbiamo voluto fare noi, ponendo lo sguardo sulla scoperta di nuovi luoghi, costumi, attitudini e limiti, di speranze e distanze, di sogno e realtà. Perché si fa presto a dire Persia, per finire in una fiaba da Mille e una notte, ma è altra cosa trascorrervi sei anni come ha fatto Gabriella Bampo, o Isabella per lei.

La protagonista si trova a Venezia quando incontra e si innamora di Farid – universitario in architettura, figlio di un ingegnere iraniano – in Italia solo per finire gli studi. Contro ogni disperazione espressa dai famigliari, Isabella decide di partire, scappare, con il fidanzato per andare a conoscerne la famiglia. Farà avanti e indietro qualche volta, saggerà la malinconia della distanza, non solo geografica, che si porrà tra lei e l’uomo che ama e che infine sposerà, raggiungendolo a Teheran dove deciderà di stabilirsi «per sempre»; città che in quegli anni è sotto il potere dello Scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi. Resterà incinta, Isabella, e partorirà il primogenito di Farid. Questa è la trama che inizia a srotolarsi sui binari di un treno, mentre Isabella affronta il primo incredibile viaggio che solo l’amore condito dalla ribellione le permetterà di sopportare.

«La storia comincia a Venezia a bordo […] dell’Orient Express, o quel che ne rimaneva. Un giorno di agosto del 1971». La protagonista attraverserà la Jugoslavia, poi la Bulgaria, e la Turchia per raggiungere l’Iran. «A Belgrado il treno si ferma. È una stazione tetra e imponente. Il controllore grida che devono scendere per un cambio».

Al pari di un vero e proprio reportage, questo romanzo trascina con sé il lettore «per pianure assolate» su vagoni maleodoranti e stracolmi di gente di ogni dove, a bordo di un treno che «ogni tanto fischia» e altre volte «avanza lentissimo», tanto che si lascia affiancare da un asino «accompagnato da un vecchio col bastone», per finire poi, a Istanbul, su un pullman che traghetterà quel corpo stanco, tra gli altri, lungo corridoi di terra desertica in un lunghissimo vagare dietro orizzonti sconosciuti, sino ad arrivare in una casa che non è la sua.

Qui imparerà a proprie spese quanto sia difficile integrarsi in una realtà tanto diversa da quella conosciuta, pure se armati di voglia di conoscere, passione e apertura mentale: «Ahmad abbassò il capo. Si mise una zolletta fra i denti, versò un po’ di tè dal bicchiere nel piattino di vetro e cominciò a sorbirlo. “Vedi, io bevo il tè alla maniera nostra. Ciò ha una ragione. Raffreddo il tè bollente nel piattino e lo bevo attraverso la zolletta che tengo tra i denti”. “Si può fare solo con le zollette artigianali, spezzate a mano”, assentì Isabella, riprendendo il sorriso, “quelle industriali si sciolgono subito e ti riempi la bocca di zucchero”. “Appunto. Ogni cosa va adeguata all’ambiente. I metodi occidentali della democrazia non possono essere riportati di pari passo nel nostro ambiente. Non ora, almeno”».

Molti i paesaggi, molti i confronti inevitabili, i temi politici e di genere. Molti i personaggi utili a comprendere le diverse culture. Più che un romanzo è di fatto un insieme di immagini nitide di ciò che dovevano essere quelle terre lontane, poi finite nella morsa della rivoluzione che costrinse lo scià ad abbandonare l’Iran per evitare un bagno di sangue. Correva il 1979. Cambiava un’epoca. Non come sognava la generazione di quegli anni, sogni messi alla prova, in questo libro, da un’ottima macchina narrativa, dato che alla fine tutti cambiano, non solo i propri sogni. Persino i luoghi diventano altro. E non è forse questo il vero unico risultato del viaggiare…? 

Bibliografia
La misura della distanza, Gabriella Bampo, Laurana Editore, 2021

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