«Cercate Fatima Ribeiro! L’indagine per ritrovare una ragazza scomparsa nella rete criminale della tratta» di Matteo Beltrami
«Sogni premonitori, sentenze criptiche da decodificare, e l’idea che la vita è in fondo, non meno di quel che è per la letteratura, il risultato del nostro immaginario, e di ciò che usiamo per alimentarlo: ‘…è lì che dovete cercarla, nel suo immaginario criminale’, dice a un certo punto la madre di Darko e Stella».
Ho letto, e pure presentato di recente, il libro di Matteo Beltrami, autore di «Cercate Fatima Ribeiro!» (Edizioni Ulivo, 2022), scrivendone poi su LaRivista di Bellinzona.
Ringrazio di nuovo Nick!
Al confine di una folle immaginazione
Narrativa / In Cercate Fatima Ribeiro! Il bellinzonese Matteo Beltrami investiga prima di tutto le umane disperazioni
«Lo guardai. La sua figura aveva una certa bellezza. Ma in quel periodo confondevo la bellezza con la sregolatezza. La libertà con la disperazione. L’evasione con l’incapacità di trovare il proprio posto nel mondo. La quiete con il sonno». Ha saputo descrivere le umane disperazioni, la depressione, lo spessore di personalità disfunzionali che nell’adolescenza sono tanto pericolose quanto determinanti, come uno che sa davvero di che cosa sta parlando. Il bellinzonese Matteo Beltrami, autore di Cercate Fatima Ribeiro! (Edizioni Ulivo, 2022; presentato a fine settembre negli spazi della libreria Casagrande), d’altronde, è un operatore sociale, a suo tempo di strada e di prossimità in Svizzera e in Sud America, e oggi educatore di scuola media nel Locarnese.
Il protagonista, Darko Moraes, è un cuoco il cui sistema nervoso è crollato sotto la pressione del lavoro nel quale si era buttato a capofitto per non pensare alla perdita di una figlia e alla conseguente fine della propria relazione sentimentale. Nel tentativo di levarlo dalla depressione, sua sorella, Stella, e il suo più caro amico, Fil, un tenente della Cantonale, lo coinvolgono nella ricerca di una quindicenne, scomparsa ormai da mesi: Fatima Ribeiro, per Darko diventerà «la ragazza coyote» (altro potenziale titolo, di certo meno descrittivo e più suggestivo).
Gli ingredienti per un noir investigativo ci sono tutti, e non possiamo negare che lo sia; d’altro canto, il sottotitolo non lascia dubbi: «L’indagine per ritrovare una ragazza scomparsa nella rete criminale della tratta». Cercate Fatima Ribeiro! descrive un sottobosco corrotto da droga e prostituzione presente e ramificato (purtroppo) anche da noi. La storia è difatti ambientata in Ticino e in particolare tra Locarno e Biasca. Non mancano punti di alta tensione e un crescente senso di pericolo. E, sì, l’investigazione infarcisce l’intera trama, nondimeno ci preme però considerare altri contenuti, come quelli che rasentano la metaletterarietà che sta nella valorizzazione del mondo imaginario.
Sogni premonitori, sentenze criptiche da decodificare, e l’idea che la vita è in fondo, non meno di quel che è per la letteratura, il risultato del nostro immaginario, e di ciò che usiamo per alimentarlo: «…è lì che dovete cercarla, nel suo immaginario criminale», dice a un certo punto la madre di Darko e Stella. Un immaginario, quello della ragazza coyote, che si è autoalimentato, quando forse avrebbe potuto essere diverso e ancora potrebbe esserlo se si nutrisse di storie alternative: «“Sì. Certo. Ma non leggeva mai. Non leggeva da tanto tempo”. Come se questo fattore avesse il potere di far scomparire i libri, pensai». A conferma di quanto qui scriviamo c’è poi una delle battute finali di Fatima, una tra le più belle, quando si confessa immaginando la propria vita futura: «Ho paura di non avere una storia tutta mia».
Quindi dove finisce l’immaginazione di una storia, della propria storia, e dove inizia la storia della nostra vita? È questione di confini. Va capito fin dove ci si può spingere oltre. Ed è proprio il confine a costituire il forte sistema d’immagini di questo romanzo: confine geografico, mentale, legale, relazionale…
«Come si fa quando si parla a un bambino. Se dici una bugia, magari quello fa finta di crederci, ma non significa che tu sia riuscito a fargliela bere.»
Cercate Fatima Ribeiro! è un romanzo intelligente, ma non di quella intelligenza nozionistica, non è un romanzo cosiddetto colto, l’intelligenza qui si declina in quella emotiva, sociale, anche nell’esporla dato che Matteo Beltrami non usa il linguaggio delle emozioni, non punta sugli effetti speciali della retorica di consumo, ma crea azioni, mostra scene e riflessioni, che parlano senza quasi avere mai la necessità di «dire».
L’ultimo confine? Dovrebbe essere quello tra la vita e la morte, che forse non è però dissimile da quello che divide sanità mentale e follia, vero e falso, come capita in tante narrazioni: «“Ma secondo te per essere delle persone vere bisogna per forza impazzire?”. “Sì, figlio. Indubbiamente. Alle volte persino morire”».
Bibliografia: Matteo Beltrami, Cercate Fatima Ribeiro!, Ulivo edizioni, Balerna, 2022