Vorrei scrivere qualcosa di più

«David Copperfield» di Charles Dickens

Vorrei scrivere qualcosa, come faccio sempre, sul libro che ho appena finito di leggere: “David Copperfield” di Charles Dickens, ma non so bene che cosa dire. 
Mi sono segnata pochissime cose durante la lettura. Ad esempio mi sono chiesta se non ricordavo male che inizia come I fratelli Karamazov, con il narratore che dice che saranno poi i lettori a decidere se è lui o no l’eroe del romanzo.
Poi mi sono segnata l’appunto secondo cui all’inizio mi pareva in parte un trattato sull’opportunismo e dall’altra la messa in scena del classico “Te le suono per il tuo bene”. Mi sono poi voluta ricordare di due momenti. Uno dolcissimo, che è il bacio sulla fronte della moglie dell’oste che serve una birra a David, quand’è ancora ragazzino, e l’altro alla fine, in uno dei momenti in cui mi sono commossa di più, cioè quando finalmente lui e Agnese si dichiarano. 
Ma mi pare poca cosa rispetto all’enormità di storia contenuta in questo libro, e non so spiegarmi il motivo.

Continuo a pensare di aver goduto molto di più a leggere I Miserabili e i Karamazov, rispetto a quest’altro. Non credo sia la scrittura, ma proprio la tensione delle narrazioni. E un po’ mi dispiace fare questi paragoni. Vorrei saltare di gioia e sentirmi più emozionata, e invece, è scivolato via così. 
Inutile riportare la trama, che si trova ovunque e non saprei riassumerla meglio: ci sta un’intera vita e non solo quella del protagonista.

Mi è capitato con Pastorale Americana di dover lasciar passare qualche giorno prima di “capire” quello che volevo dire. In questo caso, invece, mi pare di aver colto quel che c’era da cogliere, ma non mi sconvolge. Come se l’ambiente mi fosse così familiare da aver seguito le storie ma senza troppo lasciarmi prendere. Se non avessi i paragoni di cui parlo, sarei più propensa a pensare di non aver colto tutto. Ma viste le esperienze precedenti… Non dico però che non abbia un valore, che non dica o non mostri cose importanti, che non metta in evidenza debolezze umane, altre miserie, piccole conquiste, relazioni difficili, scelte condizionate, ecc… dico che sono storie di quotidianità che mi hanno coinvolto meno di quanto non abbiano fatto altre narrazioni. Ma è stato un viaggio in compagnia, ecco. Non so. Magari invece fra qualche giorno riemerge qualcosa di cui non mi sono resa conto.

Intanto, non ho nemmeno citazioni da fare. Sono contenta di averlo letto. E tanto mi faccio bastare.

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